La grande bellezza alla foce del fiume Vomano
Entrare tra gli argini del fiume è come attraversare una piazzetta vuota di un paese di campagna nell’ora della siesta. Anche se da principio non vedi nessuno sai che loro ti stanno osservando. Spengo il motore dell’auto, esco dall’abitacolo e mi godo il silenzio. Le strade bianche sono polverose sotto il sole e infangate dopo la pioggia. I pescatori le livellano come possono, spesso con conchiglie. E’ una continua lotta tra le pietre e la terra che riemerge. A trenta passi dalla curva, direzione sud, raggiungo la mia postazione preferita. I primi istanti sono i più importanti. Preparo l’obbiettivo e tolgo il coperchio. Sotto potrebbe esserci già un airone cenerino.
Sono uccelli che si spaventano con facilità. Coglierli in uno scatto in volo e da tanto vicino è questione di fortuna ma è anche vero che certe cose sono prevedibili. Quando scappano aprono le ali e in fase di atterraggio sono scomposti. E’ così che dimostrano la loro paura. Il piumaggio grigio e blu che li caratterizza li rende tuttavia sempre eleganti. Se sono loro a decidere di volar via si preparano spiegando le grandi ali e talvolta emettono il tipo verso acuto, arcaico, selvaggio. Alla foce del fiume Vomano gli aironi di questa razza sono facilmente visibili in abbondanza tranne nei mesi di gennaio e febbraio. Li ho soprannominati i principi del fiume per le loro forme sinuose. Avanzano lentamente e possono stare fermi nella stessa posizione per qualche ora. In genere sostano sulla sponda oppure trovano rifugio nello stesso ramo dell’albero scelto
Gli aironi garzetta, invece, bianchi e più piccoli hanno un temperamento diverso. Si muovono rapidi e a scatti nell’atto della pesca. Maestoso è il volo dell’airone bianco maggiore. In controluce il bianco puro diventa trasparente e sembra il velo di una sposa. Tra le specie più piccole e colorate ho osservato divertita il martin pescatore di color azzurro metallico e dal verso simile a quello di un fischietto sfiatato intermittente. Ci sono poi le nutrie. Ne ho trovata una a circa due metri da terra che aveva costruito il nido invernale tra le canne sopra il fiume. L’ho trovata morta dopo un forte alluvione sulla sponda del fiume che aveva rotto gli argini.
Papere, anatre, cormorani e gallinelle sono tra le specie più comuni alla foce del Vomano. Le due razze più rare che ho fotografato in questi anni sono stati un solo esemplare di airone spatola e da qualche settimana un fenicottero rosa. Si è trattato di eventi unici. Bisogna stupirsi di fronte certe cose, raccontarle, comunicarle, sollecitare la responsabilità politica di chi deve tutelare e mettere in sicurezza luoghi così speciali, preziosi, importanti. Lo scorso settembre è arrivato un airone spatola. Ho trascorso al fiume Vomano tanto tempo e compiuto lunghi appostamenti. Volevo capire come interagiva con le altre razze, come si nutriva e come volava. Volevo vedere il più possibile.
Pochi giorni fa ero qui, seduta sulla solita pietra dove ora sto componendo questo reportage. Un fenicottero rosa mi è passato a pochi metri. Ha compiuto due giri sopra la mia testa, si è unito a uno stormo di aironi cenerini 'sospesi' e quasi fermi ad aspettarlo e poi si è diretto con loro verso la montagna. Non sono riuscita a fotografarlo perché paralizzata da tanta bellezza. L’ho seguito con lo sguardo. Era proprio rosa. Non ne avevo mai visto uno. La mattina seguente sono tornata al fiume. Lui c’era. E’ restato per circa una settimana. Osservare un fenicottero è divertente perché sono tante le forme che assume. Rintana il collo tra le piume, alza una zampa e poi la piega, scalcia nell’acqua, cammina, pesca e soprattutto vola. Quando è in cielo il fenicottero cambia forma a seconda di come muove le ali. Le piume nere si distendono e fanno spiccare il rosa e bianco del piumaggio che al contempo formano una croce.
La natura merita silenzio, ascolto interiore, rispetto e poi capacità di agire quando chiede protezione. Vorrei che l’accesso al fiume fosse vietato alle auto con una sbarra, che si vietasse ai pescatori attraverso cartelli la pesca abusiva con reti. Vorrei che la zona protetta venisse ampliata e che sul posto possano nascere nascondigli ecocompatibili per chi voglia 'vedere' senza disturbare. Ho inviato le foto agli amministratori e politici 'apicali' ma nessuno di loro mi ha risposto e presa sul serio su queste specifiche richieste. So che hanno grandi progetti sui fiumi. Io ne ho solo uno 'piccolo' e realizzabile con pochi costi. Ho inviato le stesse foto al WWF che invece si è subito attivato. Il WWF ha comunicato la presenza del fenicottero rosa e proposto attraverso i media spunti di riflessione.
Io non mi fermerò finché la foce del fiume Vomano, uno scrigno naturale, non sarà protetta per come merita. Voglio continuare a vedere la grande bellezza da qui, seduta su questa pietra, a contare i salti dei pesci al tramonto.
(Testi e foto di Laura De Berardinis)